Partorire in casa con i propri cari, con i propri tempi.

21 novembre 2012

Temps de lecture : 7 minutes

Sono venuta a conoscenza della possibilità di poter avere un parto felice grazie a Manuela … la mia amica che si stupiva dei nostri racconti sui parti avvenuti in ospedale. Io la guardavo ed ero conquistata dalla descrizione del suo parto avvenuto in casa, appunto.
Non capivo come potessero essere delle esperienze così diverse… in fondo sempre di parto si parlava, ma ricordo che ne rimasi assolutamente affascinata.
D’altronde il mio parto con Gabriele, in ospedale, non era andato male, anzi. Ne ho comunque un buon ricordo: le ostetriche così come i dottori, la velocità della fase espulsiva, ho pure ricevuto i complimenti dallo staff medico che diceva che non sembravo primipara. Respiravo bene, reagivo bene ed ho spinto bene (le mie emorroidi post-parto non la pensavano esattamente così); 4 spinte più una ‘manovra di Kristeller’ e Gabriele è venuto alla luce.
Dopo poco più di un anno, io e Peppe scopriamo di aspettare un altro bimbo… Speravamo che avvenisse presto, ma quando ti ritrovi davanti al fatto compiuto è sempre una gran sorpresa. In fondo io ancora allattavo Gabriele, per non dire che sono affetta da endometriosi, per cui già la prima gravidanza era stata una lietissima sorpresa, figuriamoci la seconda. Presi da tanta gioia intraprendiamo questo nuovo viaggio.
Tante paure e tante ansie hanno caratterizzato questa gravidanza, sia io che mio marito la stavamo affrontando con poca serenità. Ogni tanto buttavo lì la battuta a mio marito Peppe “….e se facessimo il parto in casa? Non credi che sarebbe una bella esperienza?”. Lui mi rispondeva di no, e mi ricordava quanto fossi contraria a partorire in clinica (sia per una elevato tasso di cesarizzazione sia per una mancata assistenza intensiva al bambino), quindi figuriamoci in casa. Mi diceva “per favore, no” e mi bastava per non insistere (troppo). Lui è stato il mio punto fermo, la mia forza durante la nascita di Gabriele e volevo che lo fosse ancora. Quindi la decisione doveva essere presa in due.
Dopo qualche mese mi passa per la testa di dire a Peppe che mi piacerebbe incontrare nuovamente il ginecologo che mi ha fatto partorire la prima volta poiché, secondo me, la mia fase espulsiva è stata veloce grazie alla manovra che mi ha praticato… dolorosissima ma efficace. Ma non passano neanche un paio di giorni che mi ritrovo a leggere, in uno dei miei forum di mamme e mammucche varie, della pericolosità di questa manovra e ne rimango letteralmente shoccata. Ma come… così pericolosa eppure permessa negli ospedali???? Ma gli ospedali non sono i posti più sicuri?
NO!!! Oggi sento di poterlo dire con fermezza.
Ne parlo con Peppe, viaggiamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda quando si parla di non affidarsi completamente alla medicina allopatica (anzi, cerchiamo in tutti modi di starci lontano). Quindi ne approfitto e mi ripropongo “e se partorissimo in casa?”. Lui, nonostante tutto è sempre restio. Ha paura. E forse anche io. In fondo stavolta riconosco di avere molta paura del mio parto. Non del dolore fisico, ho paura che non tutto vada per il meglio (pessimismo e fastidio!).
Decido di non seguire il corso pre-parto, dai me lo ricordo come si fa. L’ho fatto da poco. Ricordo tutto.
Mi si presenta l’occasione di partecipare ad una giornata con Claire Lo Prinzi, mammana di Haiti…penso, sarò al nono mese, sarò una palla, ma ci devo andare. Mi servirà per affrontare meglio il parto. Non so bene ancora come, ma sento che mi servirà.
La giornata si trasforma in un workshop di 3 giorni. Meglio – penso – e cerco di coinvolgere altre due mie amiche gravide – io sono la rompiscatole alternativa della situazione, fissata con queste cose assurde della respirazione, concentrazione, allattamento ad oltranza, auto svezzamento, insomma tutte cose noiose di altri tempi. Ma – ahimè – solo io riesco a ritagliare il tempo per partecipare al workshop.
Nonostante stanchezza e nausee varie, sono lì presente anima e corpo. E ringrazio il cielo perché è stato lì che sono svanite tutte le mie paure, lì ho capito l’importanza della persona nel parto, l’importanza dell’esserci “con la testa”. Ho capito che il mio sarebbe stato un altro parto favoloso. Che ce la potevo fare, che ne avrei avuto la forza, che ero lì pronta a prendere tra le mani la mia nuova favolosa creatura.
E’ stato estremamente entusiasmante, coinvolgente. Ringrazio tutte le donne presenti a quel workshop, ostetriche e mamme, perché mi hanno trasmesso tante emozioni. L’emozione di poter gestire personalmente il PROPRIO parto, la paura di mettersi ancora in mano a medici che devono soltanto seguir
e i tempi ospedalieri e non i tuoi, la paura di esser presi in giro dalle varie forme di medicalizzazione (la paura dovuta a falsa conoscenza), l’importanza del rispetto verso se stessi, l’importanza dell’affermazione.
Non so bene cosa sia successo a questo punto. Sarà stata la mia logorrea al ritorno da ogni incontro, sarò riuscita a trasmettere le mie emozioni esattamente per quelle che erano, sarò riuscita a trasmettere la mia forza, ma sta di fatto che mio marito improvvisamente si è dimostrato favorevole al parto in casa. Non poteva essere il contrario….sapevo che la pesavamo allo stesso modo su molti argomenti di medicina. Ma quando mi ha detto “ok, parliamo con l’ostetrica e se risolve i miei dubbi sulla tua sicurezza e su quella della bambina, per me va bene, credo che siamo pronti”.
A quel punto, ho cominciato a torturare Marzia, mia omonima che già conosceva le mie intenzioni e che al workshop le ha viste uscire fuori. Le ho chiesto di essere la mia “mammana”. E’ venuta a casa ed ha risolto ogni dubbio, mio e di mio marito. Ci ha spiegato tutto quello che era necessario sapere. Ha portato tanto amore in casa nostra.
Io non so bene come spiegarlo, ma il mio nono mese di gravidanza è stato il più bello di tutti i mesi. Mi sono sentita finalmente pronta ad accogliere mia figlia, la mia principessa.
Dopo tante coccole, massaggi, esercizi vari e finte contrazioni, ecco finalmente arrivare il giorno delle vere contrazioni. Mi sentivo strana, Marzia mi ha definita ‘intensa’, ma ancora non era IL travaglio. Ci siamo salutate sapendo che ci saremmo riviste di lì a poco, anche se non ce lo siamo dette esplicitamente. Ero felice, avevo aspettato tanto questo momento. Sapevo che mancava poco e avrei visto mia figlia.
La sera ecco cominciare le contrazioni forti. Ci rendiamo conto che quelle più forti sopraggiungono solo quando mi addormento, cioè quando mi rilasso completamente. Alle 4 eccone arrivare una fortissima. Mi spavento e chiedo a Peppe di chiamare Marzia. In neanche 10 minuti eccola arrivare. Mi rilasso completamente al suo arrivo. Adesso so che ci siamo. Sono felice. Anche mia figlia evidentemente lo è….ha dato un paio di spinte così forti che ricordo esattamente i suoi calcetti briosi e le testate nel basso ventre.
Naturalmente non tutta l’organizzazione va per come dovrebbe… avevamo acquistato una piscinetta gonfiabile per fare il parto in acqua (mio desiderio non riuscito anche con la prima gravidanza), ma il raccordo non si adattava al rubinetto – certo, lo avevamo provato prima, ma volete mettere il panico di mio marito in quel momento? Decide, quindi, di riempirla con le pentole d’acqua; io intanto comincio a concentrarmi con Marzia.
Troppo tempo per riempirla ed io prendo atto che non è mio destino partorire in acqua. Marzia non è dello stesso avviso, anzi, per facilitare il mio rilassamento mi propone di entrare in vasca da bagno e rimanere immersa per un po’. All’inizio rimango perplessa – “ma non ci entro” – e dopo qualche risata riusciamo a trovare la posizione più comoda per me. Erano le 7.30 di sabato 9 giugno.
A questo punto il mio lavoro più grande è cercare di mantenere la mente sgombra da ogni pensiero, SENTIRE mia figlia che si fa strada ad ogni contrazione e visualizzare la mia dilatazione. Il tutto cercando di mantenere ogni muscolo rilassato, soprattutto gambe e spalle. E qui, ringrazio Marzia che con i suoi massaggi mi ricorda di rimanere rilassata nei punti dovuti. Metteteci anche milioni di bacetti di mio marito in testa.
2 ore! DUE ore ed ho raggiunto la massima dilatazione sentendo ogni movimento della mia cucciola, ogni suo sforzo, tutto il suo lavoro. E’ stato emozionante. E’ stato mio. Il mio parto.
Mio marito, intanto, aveva ripreso a riempire la piscinetta con le pentole d’acqua ed era pure arrivato a riempirla a dovere, ma io non me la sono più sentita di muovermi. Anche Marzia mi aveva chiesto se volevo spostarmi nel letto, ma io non volevo più uscire dall’acqua. Ho sentito l’esigenza di spingere ed abbiamo cambiato un paio di posizioni dentro la vasca per trovare quella più comoda per me. Mi sono messa in posizione prona, aggrappata alle braccia di mio marito ed ho sentito, spinta dopo spinta, mia figlia venire fuori….CON I SUOI TEMPI, CON LE SUE ROTAZIONI, nella penombra di casa, con la massima intimità possibile. Alle 9.50 mia figlia Ginevra entrava per la prima volta nella nostra vasca da bagno. E di lì a qualche secondo era tra le braccia di suo padre, quindi nelle mie.
Infinitamente emozionati siamo passati nel letto, Ginevra si è subito attaccata al seno permettendo così di sturare le vie aeree, io l’ho riscaldata col mio corpo. Poi, finalmente sono riuscita a parlarle e lei ha aperto gli occhi e ci siamo guardate… amore folle! Eravamo, e lo siamo ancora, al settimo cielo.
Io non ho avuto lacerazione, non ho avuto emorroidi. Mia figlia è nata col sorriso e le sue splendide fossette, han rotto le membrane spontaneamente un istante prima di mettere fuori la testa, nessun trauma da parto. Si è abituata gradualmente alla luce, non ha avuto calo ponderale anzi ha preso 200 gr in una settimana.
Si, oggi col senno di poi, dico: il parto di Gabriele è stato pure un buon parto… ma lontano dall’essere definito fisiologico, felice.
Spero con queste parole di aver trasmesso tutto il mio entusiasmo, il mio coinvolgimento.
Ringrazio Marzia per averci assistito prima, durante e dopo. Niente può ripagare l’amore dato da una mammana.
Ringrazio mio marito Peppe che ha creduto in noi, che è stato super, durante e dopo. Che è super in ogni giorno del nostro rapporto.
Ringrazio mio figlio Gabriele per essere così innamorato di sua sorella e dei suoi genitori. Io lo amo follemente e solo quando Ginevra mi ha guardata negli occhi ho capito che sarei riuscita ad amare anche lei allo stesso modo.
Ringrazio la mia famiglia, che pur non condividendo la mia scelta (per le suddette paure dettate dalla non conoscenza), mi è stata vicino a 360° non stressandomi, anzi informandosi. Oggi sono grandi sostenitori del parto in casa.
Ringrazio Claire e le donne in cerchio, tutte, per avermi permesso di avere la conoscenza.
Ringrazio il mio ginecologo che ha compreso la mia decisione e non si è opposto in alcuna maniera.
Oggi mi sento ripetere spesso frasi del tipo “sei una pazza, sei incosciente, sei coraggiosa”… io mi sento semplicemente informata. E felice!

Marzia Distinti – Texte / Text / Testo
Histoire écrite en italien / Story written in Italian / Storia scritta in italiano