E’ successo perché …

26 novembre 2012

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È successo perché mi sentivo sola, mi sentivo poco amata, mi mancava chi non avrei visto più perché se ne era andato per sempre, mi mancava che non riuscissi a impegnare la mente malgrado tutto quello che facevo, mi mancava una vita piena, mi mancava la soddisfazione di avere riconosciuto quello che facevo, mi mancava di essere la donna “amata”, la donna “angelo”, la donna “demone”, seppure avessi un compagno accanto, mi mancava di non essere mai stata su un piedistallo, mi mancava la continuità nel riso, mi mancava la musica, sebbene non lo sapessi, mi mancava la mia adolescenza e la post-adolescenza che non avevo vissute appieno, mi mancava la possibilità di rinnegare delle scelte fatte senza sapere bene a cosa mi avrebbero condotto, mi mancava il sapore della rivolta, mi mancava non riuscire a fare emettere alla mia bocca quell’urlo che tenevo dentro, mi mancava di non avere saputo vivere qualche volta senza dignità, urlando e rompendo muri, mi mancava la possibilità di infrangere il muro che mi ero eretta intorno, per evitare di fare vedere al mondo quanta sofferenza avessi dentro.
Mi mancava di non essere mai stata una cattiva ragazza … una donna scomoda, e di non riuscire ad esserlo nemmeno avendone i motivi.
E allora ho trovato una porta in casa, da cui uscire per andare sola nel mondo, in cui non essere moglie di, madre di, figlia di, ma essere solo me stessa, io col mio essere io, io senza essere me, pur essendolo, Io e basta, io senza madre, senza figli, senza marito, Io senza il mio territorio, Io, col mio carattere, ma senza corpo, IO, un’essenza senza confini fisici, io e la mia voglia di essere felice, malgrado tutto.
E sono entrata in un mondo virtuale, un mondo dove si entra per giocare innocentemente e si trova un mondo di gente che entra per lo stesso motivo e poi scopre di trovarsi nella piazza di una città, a contatto con mille altre persone che mettono parte di se in un mondo parallelo, e si lasciano andare al gioco e al riso, all’amicizia e all’amore, che cercano nel socio di gioco un essere con cui condividere una solitudine non dichiarata, illudendosi di avere qualcuno che, per il solo fatto di aspettarti, e condividere con te delle ore, rappresenti il compagno ideale, anche se è diverso da te anni luce, tanto che nemmeno lo considereresti più di un minuto, se lo incontrassi nella realtà.
E ho riso, ho giocato, mi sono divertita fino alle lacrime, sempre più intrigata dalle persone e meno dal gioco, trovando anime gemelle nella delusione della propria vita o di un rapporto diversissimo da come si era immaginato e voluto, anime gemelle perché chiuse nelle stesse prigioni, le prigioni di vite da cui non si riesce a scappare, pur sognandolo, pur volendolo, pur immaginandolo.
Anime gemelle, anime sole, quante somiglianze tra noi esseri umani, quanta solitudine, quanta impossibilità di comunicare il proprio disagio, quanta giovinezza dentro corpi maturi, quanto desiderio di vita, voglia di rimettersi in gioco e ricominciare, rivivere, trovare l’amore.
Se sapessero gli adolescenti, che dopo un breve periodo di maturità, si ritorna ad essere adolescenti ….. magari non ci guarderebbero con quella luce denigratoria nello sguardo, quella che dice: “Ma cosa cerchi ancora tu?” Ancora …, ancora ….
Come dirgli che nessuno di noi non smetterà mai di cercare? Come farlo capire? Ma soprattutto come rassegnarsi ad avere sempre 20 anni in un corpo che ne ha 50, 60, 70, perfino 80 ? Quest’allungare la vita, una altra vita che vorresti, ma che non ti è consentita, perché già hai avuto le tue possibilità di scelta e te le sei giocate tutte? Oppure no, oppure decidi che puoi ancora scegliere, e sovvertire un mondo, per vivere la tua seconda vita, visto che il progresso te ne ha consegnata un’altra tra le mani? Ma in fondo è poi così assurdo, avere la possibilità di vivere un’altra vita e lasciarsi sfuggire quest’opportunità? È così immorale volere prendere il treno che non hai preso la prima volta, perché hai scelto di prenderne un altro? Siamo davvero fatti per continuare lo stesso tragitto, o possiamo avere una metempsicosi in questa stessa vita?
Io non la vorrei avere in un’altra vita, ricominciando senza sapere tutto quello che so, io vorrei averla adesso, che so, e poi basta, il silenzio, il nulla o un mondo diverso.
E ho continuato a giocare, ho continuato a instaurare rapporti, sempre più sicura di me, sempre più tranquilla, serena, ciarliera, cadendo qualche volta nella trappola di qualche persona finta che fingeva di essere vera, piccola piccola nella realtà, grande e interessante nella finzione. Ma piccole delusioni, ben presto superate, che ti rendono al contrario più sicura, perché le hai presto superate, perché hai sventato la mistificazione, perché ormai distingui il vero dal falso, ormai sei esperta, ormai gestisci il mondo reale e quello parallelo con disinvoltura, sei cresciuta, anzi il mondo reale è più semplice perché sai muoverti in quello immaginario, hai superato inibizioni, sei più aperta al mondo, qualunque esso sia, e sei più forte, perche hai gestito l’immaginario da sola e quindi puoi gestire anche il reale da sola, sei brava, sei in gamba, sei autonoma nel riconoscere l’altro, sotto qualunque veste si presenti.
Ma quando ti credi più forte, è allora che incontri lo stregone, l’ammaliatore, colui che riesce a farti credere qualunque cosa, perché alla base di te, c’è quella premessa, la solitudine, la tristezza, il desiderio di fuggire.
E ricominci a sognare, sei pronta a buttare tutto al vento nella tua vita, perché hai finalmente trovato quello che cercavi, l’incarnazione dei tuoi desideri, il sogno, la pentola piena d’oro alla fine dell’arcobaleno, l’amore, la passione, il riflesso di te, gli stessi desideri, gli stessi scopi, la visione della tua seconda vita, per come davvero la volevi, quella vita che tiene conto di quello che è l’essenziale per te, “l’essenziale che è invisibile agli occhi” perché lo trovi con l’anima, senza passare dai sensi, senza passare dai condizionamenti della realtà, perché lo cogli virtualmente, attraverso le parole specchio dell’anima …
Ma sono gli occhi lo specchio dell’anima, e se non guardi negli occhi e non scopri da lì l’anima, nessuna bella parola te la potrà mai fare vedere, le parole diventano il superfluo, mentre l’essenziale ti sfugge, e costruisci sogni che solo sogni possono restare.
E solo dopo essere caduta e faticosamente rialzata, riscopri il mondo reale, il vento nei capelli andando in bicicletta, il sole sulla pelle e il mare, il mare il mare sulla pelle, e la musica camminando, e ballare ballare ballare con tutta te stessa, e lavorare con la voglia di fare bene, e lottare per cambiare quello che non va, pronta anche a mollare se continua a non andare, forte forte forte, perché sei forte, perché hai superato anche questo, credere in un sogno che non è mai esistito e perdonarti, perché sai che sei forte perché sbaglierai ancora, perché hai sbagliato quando stupidamente hai pensato che non avresti sbagliato più, perché solo sbagliando si scopre di averlo fatto, perché sai che sbaglierai ancora, a 50, 60, 70 e perfino 80 anni, ma che non ti arrenderai mai, non ti arrenderai più.
Quello che importa, sia nella realtà che nel virtuale, è restare se stessi, così pateticamente sognatori, così incredibilmente Veri.
Continuo a giocare, continuo a divertirmi, continuo a parlare, parlare, anzi digitare, continuo a conoscere altre realtà, altri mondi che non conoscerei mai vivendo sempre nel mio, dal mio posto di osservazione nel mediterraneo vago su per la penisola, talvolta arrivo in Europa, talvolta supero pure gli oceani, imparo condizioni di vita diversi, modi di dire diversi, ma alla fine dentro si è tutti uguali, anime in cerca di contatto umano, spiriti affini, qualche volta autentici, qualche volta no, ma non importa, ho preso dal virtuale quello che mi poteva servire per vivere il reale, e al reale sono tornata, in questa nicchia mediterranea al cui centro c’è il mare, questa metafora meravigliosa dell’uniformità in superficie e della pluralità all’interno, metafora di noi esseri umani, simili fuori e incredibilmente dissimili dentro o forse … così disuguali fuori e cosi uguali dentro.

Gabriella Cono – Texte / Text / Testo
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